In questa mini lezione voglio parlarti di una fotografia che… non c’è.
Sì, perché stavolta voglio farti vedere un esempio di quando ho sbagliato e mi sono portato a casa una foto che non era quella che avrei voluto.

Ero in Brasile con i ragazzi del Progetto Speciale sul libro del Brasile. Mi sono trovato davanti a una situazione complicata: Un uomo sull’uscio illuminato e la sua bambina sullo sfondo quasi al buio.

La difficoltà tecnica era doppia:

  • Esposizione: come fare per non bruciare la luce davanti e avere un minimo di dettaglio dietro.
  • Messa a fuoco: metterla sul signore o sulla bambina?

Guarda quì:

Il punto di messa a fuoco era sulla bambina dietro mentre il padre davanti è completamente sfocato.

Questa scelta aveva senso perché il soggetto vero era la bambina, ma con un diaframma così aperto la profondità di campo era troppo ridotta per avere entrambi leggibili.
Ho scattato con diaframma a f/5 e tempo 1/125.

Quindi ho fatto subito una seconda e una terza foto:

Questa volta scattando con diaframma f/13 a 1/20 di secondo.

Così ho guadagnato profondità di campo, cioè ho reso un po’ più nitido anche il padre davanti, ma mi sono fregato da solo perché a 1/20 la foto è venuta mossa, un po’ per il mio micromosso e un po’ per il movimento della bambina che nel frattempo si era messa a camminare verso di me.

A quel punto, avrei dovuto fermarmi un attimo a ragionare e fare una cosa semplicissima: alzare gli ISO.

Ero a 640 ISO, bastava portarli a 1200 ISO e avrei potuto scattare a 1/40 o anche più veloce.
Così avrei mantenuto la profondità di campo e ridotto il rischio di mosso.

Questa situazione mi serve per spiegarti due aspetti importanti:

Conoscere bene i limiti della tua macchina.
Devi sapere fino a che punto puoi spingere la tua macchina fotogrfica senza rovinare il file. Solo così puoi decidere consapevolmente quanto sottoesporre/sovraesporre e quanto recuperare in post-produzione.

Non farti bloccare dall’idea che il programma automatico risolva tutto.
In situazioni con grandi differenze di luce tra primo piano e sfondo, l’automatico spesso sbaglia. Qui, per esempio, la macchina avrebbe probabilmente esposto bene sul soggetto illuminato davanti e lasciato la bambina al buio.

Alla fine, quando la bambina è venuta avanti, avrei potuto anche aprire leggermente il diaframma e alzare ancora un po’ il tempo di scatto, perché la distanza tra lei e il padre si era accorciata.

Insomma, la fotografia che avrei voluto portarmi a casa era un’altra purtroppo non è riuscita come speravo, quindi ho ripiegato con questa:

Però è un buon promemoria di quanto sia fondamentale masticare la tecnica in modo istintivo, perché più la conosci, più sei veloce a reagire quando serve.


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