Il mondo di Katrin

5 Ottobre 2023

C’è un tavolo di legno e un vasetto, di vetro, di quelli che contenevano qualcosa, forse marmellata. Gli è stato tolto il tappo e dentro ci sono alcuni fiori rosa.

Una macchia di gentilezza inaspettata. Lì dentro, in quell’acqua che bagna un regalo del giardino, c’è Katrin.

Katrin che si alza presto ogni mattina. Senza bisogno della sveglia perché è l’aria a dirle che è ora di mettersi al lavoro. Ci sono le sue ore solitarie, il fiato corto che scandisce il tempo del lavoro, le braccia che sollevano, che tirano, che spostano, le gambe che spingono.

Ci sono le pieghe del suo viso in cui si impiglia la fatica. Le unghie sporche di terra e le mani vestite solo di una fede d’oro. Ha il corpo duro ma gli occhi, quelli no.

Katrin lavora la terra, dall’altipiano guarda la valle che silenziosa le si stende ai piedi. I campanili delle chiese su cui d’inverno non si ferma la neve. Katrin è figlia, madre, moglie. Ma potrebbe anche non esserlo. Quando libera la verdura dalla stretta della terra, quando solleva la scure sopra la testa, è solo una donna che si è scelta la sua vita.

Katrin si è costruita intorno una casa che le assomiglia. Solida, essenziale senza essere fredda. Accogliente in un suo modo spartano. Ci sono i muri spessi che lasciano fuori il rumore ma le porte aperte che invitano ad entrare.

C’è un cane che dorme ai suoi piedi ogni volta in cui lei si ferma.

Dentro quella casa ha costruito il suo mondo. Le ore nei campi, nella grande cucina, si trasformano. Sempre attraverso le sue mani. Diventano piatti, ricette tramandate, sapori conosciuti. Diventano regalo e accoglienza.

La terrazza, dove la mattina c’era solo il rumore delle sue fatiche, si popola di voci diverse. Voci di chi è di passaggio e di chi tornerà una volta ancora.

Di chi forse, in quel vasetto di vetro che conteneva forse una volta della marmellata, vedrà Katrin. Le sue mattine con il fiato corto e le sue sere piene di storie.

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